Pubblichiamo
di seguito un breve saggio di Guido Contessa, socio fondatore e per
motli anni Segretario Generale di AIATEL. Nonostante sia stato scritto
30 anni fa (!), l'attualità dei temi affrontati e la pregnanza
dei contenuti presentati, ne fanno un prezioso strumento di analisi
e riflessione sul senso della Scuola e del Tempo Libero.
1. Dicotomia
tra momento etico e momento estetico
2. Controlli del "sistema" sul tempo libero
3. Ambiguità e frammentarietà delle iniziative alternative
4. Una scuola alternativa per la riappropriazione del processo educativo
a tutti i livelli
5. In conclusione
6. Nota bibliografica
1.
Dicotomia tra momento etico e momento estetico
Le istituzioni pedagogiche e il tempo libero sono nei fatti due realtà
separate. Questa separazione rispecchia la tradizionale concezione
dei ruoli che la società assegna al momento formativo ed a
quello del tempo libero.
L'attività pedagogica si fonda generalmente sui valori della
socialità e della strumentalità. La scuola e le attività
di formazione sono viste come finalizzate alla promozione sociale
e individuale oppure alla acquisizione di capacità teoriche
e pratiche. La pedagogia è vista come mezzo per la trasmissione
di conoscenze o di capacità: a scuola si va per sapere alcune
cose o per saperne fare altre, e questo sapere o saper fare serve
all'individuo e alla società. La scuola dunque è intrisa
di eticità: è una istituzione finalizzata al bene sociale.
Non a caso è considerata contemporaneamente un diritto e un
dovere.
Al contrario, le attività di tempo libero sono concepite privatisticamente
ed edonisticamente, come momento di evasione, come godimento individuale
fine a se stesso.
L'uso del tempo libero non è condizionalto da imperativi etici,
nè da valori sociali: esso è insieme momento di compensazione
psicofisica e spazio per l'onnipotenza individuale. Il criterio corente
di accesso alle istituzioni del tempo libero è solo il gradimento
personale: si va al cinema, si fa dello sport, si leggono di libri,
si dipinge o si frequenta un teatro solo perchè "piace".
Questa dicotomia fra un momento etico e momento estetico è
uno dei pilastri ideologici della nostra società, corrispondente
alla divisione tra pubblico e privato, investimneto e consumo. La
scuola è fatto pubblico e investimento; il tempo libero è
fatto privato e consumo. Mentre le istituzioni finalizzate, come la
scuola o la fabbrica, sono spazio di contrattazione sociale fra le
classi e quindi di scontro ideologico, il tempo libero è spazio
di consumo personale e quindi di prevalenza del sistema ideologico
dominante. Praticamente è solo dagli anni Sessanta che alcune
frange minoritarie hanno evidenziato questa contraddizione e lottano
per il suo superamento. nella sua generalità, ancora oggi,
il movimento sindacale ed il fronte innovatore del Paese sono lontani
dal tirare conseguenze operative da questa presa di coscienza delle
élites. il fronte che gestisce il sistema industriale avanzato,
messo in crisi all'interno delle istituzioni finalizzate, trova enormi
spazi di recuparo ideologico nel settore del tempo libero. E non solo
di recupero ideologico si tratta ma anche di recupero di una parte
del plusvalore sottratto al sistema dai lavoratori, nel momento produttivo.
Tant'è vero che si parla da decenni di una industria culturale,
di una industria del turismo e del tempo libero. Il patto sociale,
cardine della economia liberale, secondo cui il lavoratore vende parte
della sua libertà nella fabbrica per comprarsi l'altra parte
di essa nel tempo libero, si è rivelato ben presto una mistificazione.
Paradossalmente, al contrario, i lavoratori vendono una parte della
loro libertà per comprarsi una parte di schiavitù. L'uomo-oggetto
in fabbrica, preparato a questo ruolo nella scuola, resta uomo-oggetto
nel tempo libero. L'unica libertà esistente nel momento non
produttivo è quella di scegliere fra forme diverse di alienazione
e sciavitù. Il famoso lavoratore sindacalizzato e attivo sul
lavoro, non trova nel tempo libero nemmeno il recuparo psicofisico:
anzi trova in esso un arretramento psicologico e a volte anche fisico.
Mentre il lavoratore crede di lavorare per il suo tempo libero, il
sistema utilizza il tempo libero per il lavoro.
2. Controlli del "sistema" sul tempo libero
Il sistema del tempo llibero riesce a giocare il ruolo assegnatogli
dal sistema produttivo, attraverso due strumenti potentissimi: i mass
media e il controllo centralizzato delle strutture di tempo libero.
2.1 I
mezzi di comunicazione di massa (tv, radio, editoria) consentono la
manipolazione ideologica, che si sviluppa mediante la diffusione di
modelli culturali, valori, schemi di comportamento e mode, presentate
come "naturali" e "oggettve". E' il fenomeno che
Pasolini definiva dell'omologazione: classi sociali sociologicamente
diverse, unificate sotto un unico sistema culturale dominante. Attraverso
i canali dei mass media, tutta la società italiana è
stata uniformata agli stessi desideri e valori. I consumi privati
e ostentativi sono diventati i desideri generali, il modello da raggiungere
è quello della'alta borghesia. Nel campo dei valori, il lavoro
è stato ancora più raffinato. La competizione individuale,
la passività e la dipendenza verso l'autorità formale,
la razionalità, il conformismo collettivo, il tecnicismo, sono
stati inculcati come valori naturali e metastorici. L'attività
sportiva è stata delegata al superuomo, l'arte al genio, la
cosa pubblica ai rappresentanti, ogni altra attività umana
ai tecnici. Al lavoratore comune non resta che l'attività del
guardare e del consentire. L'unica cosa che gli resta da fare è
il lavoro, tutto il resto è voyeurismo. Sarà forse per
questo che molti arrivano all'assurso di preferire il alvoro al tempo
libero; mentre nel primo ci sono spazi di attività, nel secondo
tutto è passiva contemplazione. E passività a caro presso,
visto il costo di una prtita di calcio, di un viaggio, di un libro,
di una serata al cinema o a teatro. Il lavoratore espropriato dal
suo prodott, lo è anche dal suo tempo libero. e i mezzi di
comunicazione dimostrano la "normalità" di tutto
ciò. Anche la scuola in fondo opera in tal senso. Gli allievi
devono guardare i libri, l'insegnate, i primi della classe: l'attività
che viene loro più richiesta è quella di riprodurre,
ripetere, eseguire. Che sono anche le attività più diffuse
sul luogo di lavoro: eseguire ordini, ripetere le stesse operazioni,
riprodurre milioni di volte lo stesso oggetto. Con questa logica e
questi valori diffusi, la società contemporanea si presenta
al giudizio della storia come quella che ha sprecato la più
grande quantità di risorse creative, espressive e inventive.
C'è persino da stupirsi di come faccia ad evolversi, a cambiare.
Ma forse la risposta è semplice: l'evoluzione e il cambiamento
avvengono grazie ai formidabili strumenti in possesso di una élite.
La società cambia dunque non per la somma di tante piccole
innovazioni individuali, ma attraverso grandi cambiamenti operanti
da piccole minoranze. La distanza tra le élites, di tute le
tendenze e ideologie, e le masse è aumentata in progressione
geometrica negli ultimi decenni: i miliardi di analfabeti e sottoalimentati
di fronte a poche migliaia di eruditi e informatissimi "sacerdoti"
della ultura e della scienza.
2.2 il
secondo formidabile strumento di controllo del sistema sul tempo libero
è quello che riguarda le strutture, fisiche e organizzative.
il controllo del territorio e dei piani ubanistici consente di stabilire
quantità e localizzazione dei servizi per il tempo libero,
permette il controllo e lo sfruttamento della natura e del paesaggio.
In modo che il tempo libero dei lavoratori viene consumato in spazi
limitati (a volte c'è a disposizione solo il salotto o la strada)
oppure in strutture e spazi ad alto costo (quanti chilometri della
nostra costa sono ancora di libero accesso?). Le strutture di tempo
libero esistenti o sono limitatissime (quelle pubbliche) o sono date
in uso a prezzi di libero mercato (quelle private). Anche le organizzazioni
per il tempo libero stanno in questa logica. Quelle alternative e
decentrate sono prive di mezzi e schiacciate dalla concorrenza, quelle
culturalmente omologate sono più ricche ma controllate dal
centro. Il cittadino non ha molte scelte. O paga in denaro o rinuncia
ad usufruire del suo tempo libero. Gli adulti si chiudono nel salotto
o nell'utilitaria, i giovani trovano spesso nella delinquenza un modo
creativo di gestire il loro tempo libero.
L'uomo diviso nella dicotomia fra lavoro/scuola e tempo libero ritrova
una sua unità solo nell'alienazione totale o nella devianza.
non esiste dunque un problema della scuola e un problema del tempo
libero. Esiste un unico problema sociale: un'umanità alienata
e deviante o un'umanità realizzata integralmente.
3.
Ambiguità e frammentarietà delle iniziative alternative
Il discorso fin qui potrebbe essere contestato dalla constatazione
che, almeno dal '68 in poi, abbiamo assistito ad alcuni fenomeni che
testimoniano un'inversione di tendenza. Si è allargata la consapevolezza
della necessità di esportare certe forme di lotta dalla fabbrica
alla città, dalla scuola ai servizi per il tempo libero. Molti
grppi hanno avviato sperimentazioni di cultura alternativa, di informazione,
di musica, di arte, di turismo alternativi. anche nella scuola ci
sono avvisaglie di esperienze pedagogiche diverse, riconducibili ad
una visione unitaria del bambino. Mi sembra però ancora presto
per leggere in tutto ciò una vera inversione di tendenza. I
dubbio che anche queste operazioni siano patrocinate da élites,
magari alternative, resta forte. E il dubbio che queste esperienze
alternative siano in realtà solo parallele, cioè isolate,
è ancora più forte. Non sembra infatti che al fiorire
di iniziative e gruppi che offrono proposte per un tempo libero alternativo,
corrisponda un uguale fiorire di epserienze di lavoro alternativo.
La riconversione industriale, la pubblicizzazione dei consumi, la
democrazia aziendale, le esperienze cooperative, sono tuttora nel
libro dei sogni o rappresentate da esperienze marginali. Non è
infondata l'ipotesi che i tentativi di tempo libero alternativo, siano
la spia di una rinuncia alle ipotesi alternative nel tempo di lavoro.
Andremmo incontro ad una nuova dicotomia non meno aberrante della
prima: liberare l'uomo fuori dalla fabbrica nella speranza che esso
importi la sua liberazione nel lavoro, non è meno illusorio
del contrario.
Ciò che occorre fare è un'operazione simultanea, di
liberazione dell'uomo in tutto l'arco del suo tempo disponibile, scuola,
lavoro, tempo libero.
4.
Una scuola alternativa per la riappropriazione del processo educativo
a tutti i livelli
Sulla scia di questa considerazioni non c'è dubbio che l'istituzione
scolastica sia quella con maggiori spazi di agibilità per il
cambimanto. Essa è una organizzazione sociale, in cui i meccanismi
repressivi in mano al sistema sono solo di ordine ideologico. Questo
consente ad essa di essere assai più disponibile della fabbrica
per un cambiamento. Ma mentre nella fabbrica i rapporti di forza oggettivi
possono essere variati attraverso il conflitto, nella scuola le contrapposizioni
ideologiche possono evolversi solo attraverso il consenso. Si tratta
per gli insegnanti, unico vero patrimonio dell'istituzione scolastica,
di prendere coscienza delle contraddizioni sopra delineate efinalizzare
il lavoro scolastico ad una visione del mondo diversa da quella attuale.
Cioè, trasformare una istituzione improntata ad una certa etica,
ad un certo sistema di valori, in un'altra istituzione finalizzata
ad un diverso ordine di valori. Una scuola che lavora per l'uomo integrale
invece che per l'uomo diviso, una scuola che educa l'uomo a riappropriarsi
di tutto il suo tempo, che lo rende capace di lottare per la sua realizzazione
nel lavoro e dopo il lavoro.
Una formazione per il tempo libero non ha dunque alcuno specifico,
rispetto ad una educazione pienamente umana. Non si tratta dunque
di fare qualcosa di più o di diverso di quanto si faccia oggi
a scuola. Si tratta invece di fare una scuola totalmente diversa.
Di fronte ad affermazioni simili, molti moderati e benpensanti rabbrividiscono
al pensiero di apocalittiche rivoluzioni. In realtà l'ottica
proposta potrebbe essere addirittura definita conservatrice. Essa
infatti si prefigge non di abbattere i principi indiscutibili della
persona e della comunità, ma al contrario di realizzarli compiutamente.
E' la mistificazione ideologica del sistema attuale a dichiarare che
esso lavora per l'uomo: invece che per tutti gli uomini, esso lavora
per pochi uomini, che riescono ad utilizzare la scuola, la fabbrica,
le strutture del tempo libero ai propri personali fini. La scuola
nuova non deve tanto mutare i suoi obiettivi etici, la promozione
dell'uomo e della società; quanto piuttosto deve operare effettivamente
in questo senso. Allora i valori che abbiamo elencato prima come i
più diffusi dai mass media, devono essere ribaltati in favore
dei loro opposti.
4.1 Occorre
in primo luogo abbattere l'ideologia della passività e della
espropriazione. Il lavoro, la scuola, il tempo libero devono ritornare
in possesso di tutti gli uomini; essi devono tornare a decidere e
ad agire; devono comprendere che l'azione sociale spetta anzitutto
ad essi in prima persona. Devono abituarsi a capire che spetta ai
rappresentanti eseguire e ripetere le loro decisioni, e non viceversa.
Insegnare questo a scuola non è possibile se tutto si riduce
all'ora settimanale di educazione civica. Occorre una pratica scolastica
che consenta esperienze di partecipazione reale, che convinca gli
allievi della possibilità e della efficacia di una loro riappropriazione
del processo educativo. In tal senso i momenti di discussione e decisione
sul lavoro scolastico non devono sembrare concessioni strappate dai
gruppi più turbolenti, ma al contrario uono dei più
elevati momenti della pedagogia. Questo sarà possibile solo
quando la scuola sarà uscita dal circolo sterile e vizioso
dei fronti contrapposti (insegnanti e allievi), per entrare nel circolo
virtuoso delle diverse esperienze in dialettica. Arrivare a questo
è il primo obiettivo educativo di un corpo docente che, in
quanto tale, ha assai maggiori repsonsabilità degli allievi.
4.2 Ma
il lavoro di risppropriazione non riguarda solo l'attività
decisionale, cioè politica. Comprende anche l'attività
artistica, espressiva e creativa. Il modo migliore per educare ad
una gestione alternativa del tempo libero è quello di non delegare
queste attività dell'uomo agli addetti ai lavori, ai momenti
extra o doposcuola. Fare arte, dipingere, scolpire, recitare sono
modalità di espressione non verbale e non correnti, ma in quanto
tali esse sono nelle possibilità di ciascuno, senza che per
farle occorra il visto della corporazione dei critici o il supporto
dei mercanti. La mercificazione di queste attività le ha sottratte
alla fruizione e alla pratica collettiva, contribuendo a deprivare
del valore estetico grandi masse di lavoratori. La scuola deve ospitare
spazi e momenti di libera espressione, non finalizzata ad altro che
al godimento collettivo ed all'espressione individuale.
4.3 Altro
settore per cui è indispensabile uscire dalla delega, è
quello sportivo. L'abbandono generalizzato della pratica sportiva
in favore della competizione élitaria e della spettacolarità,
è uno dei più gravi guasti psicofisici della nostra
epoca. Tanto più in quanto il grado di vivibilità degli
insediamenti è andato diminuendo progressivamente. L'educazione
del corpo ha attinenza con la prevenzione delle malattie, con la salute
mentale e sessulae, con il lavoro pedagogico più genrale. Una
scuola nuova è dunque tesa a lasciare una grande porzione del
suo tempo a questo apsetto. Na ancora nel campo del fare, non dimentichiamo
il turismo, il giornalismo, i mass media.
4.4 La
grande porzione del tempo libero speso dagli uomini per il turismo,
oltre al giro d'affari che esso comporta, autorizza ad indicare questo
settore come uno dei più importanti. Oggi il turismo è
connotato come una attività antinaturale, essendo portatore
di ditruzione del paesaggio; assolutamente passiva, in quanto fornitore
di servizi completi e preorganizzati; del tutto impersonale, perchè
non facilita alcuno scambio autentico fra persone e fra culture. Si
tratta allora di annoverare fra le attività della scuola quelle
che consentono di instaurare un rapproto nuovo con la natura, lo spostamento
geografico e le diverse culture. Il costo che lo Stato sopporta, per
esempio, per l'insegnamento delle lingue potrebbe essere trasferito
su operazioni di scambi turistici con l'estero, con un profitto genrale
molto maggiore. Si tratta, per esempio, di intendere l'attività
formativa come un alvoro che continua anche nei luoghi di villeggiatura,
con scambi tra insegnanti di diverse località. Si tratta infine
di rivalutare il turismo povero e di studio, l'ospitalità familiare.
4.5 Anche
per i mass media il discorso è analogo. ben venga l'iniziativa
della lettura in classe del quotidiano. Ma ben altro apprendimento
offrirebbe la stampa di giornali da parte di tutti gli studenti. Così,
come l'educazione all'immagine, che consente di porsi criticamente
di fronte al bombardamento fotocinematografico e televisvo. Una formazione
alla lettura dei mass media, fatta attraverso una pratica a scuola
con questi mezzi, consente un'acquisizione di capacità indispensabili
per la realizzazione di un uomo integrale della nostra società.
4.6 Un
altro baluardo ideologico da abbattare, per la riappropriazione del
tempo da aprte di tutti, è quello della competizione individuale.
occorre sostituire a questo mito liberale, il valore della collaborazione
e della cooperazione. Anche questa operazione si traduce in tanti
necessari mutamenti didattici. Privilegiare il lavoro di gruppo su
quello individuale, valutare in base alla capacità di collaborare
invece che in base alle capacità individuali, assegnare compiti
che necessitano di integrazione, sottolineare il valore dell'uso sociale
e collettivo della conoscenza. Naturalmente questi valori non possono
essere portati in classe, se non permeano anche tutta l'organizzazione
scolastica. Occorre quindi sotituire il mito dell'insegnante con quello
del consiglio di classe; l'autorità del direttore o preside
con quella degli organi collegiali. Una tale impostazione collaborativa
faciliterebbe nuove modalità di uso del tempo libero, diffonderebe
in tutti la coscienza della necessità di combattere la solitudine
individuale.
Educare al tempo libero significa rimettere, nella scuola, in discussione
il mito del tecnicismo rivalutando i materiali poveri e i rapporti
umani. Non si tratta di recuperare un anacronistico buddismo, ma di
fare comprendere come rapporti umani, divertimento, cultura, sport,
turismo, non hanno valore solo se mediati da strumenti, congegni,
apparecchiature. Si può fare teatro o musica, si può
pratica dello sport o viaggiare, anche senza comperare gli oggetti
che il mercato del tempo libero presenta come indispensabili. Le macchine
aiutano l'uomo ad essere felice, ma non sono l'uinico veicolo della
felicità. Entrare nella logica del perfezionismo significa
accettare l'etica del libero scambio: può darsi che sia più
bello un teatro fatto di costumi e scenografie, ma il suo valore educativo
è intatto anche se ci sono solo gli attori. Forse la musica
trasmessa da un giradischi ad alta fedeltà è perfetta,
ma non è minore la gioia procurata da un coro improvvisato
fra amici.
4.7 Un'educazione
al tempo libero passa anche per il recupero del valore del dissenso
e dell'innovazione creativa. A scuola questo può tradursi nell'incentivazione
a continue novità e scoperte: nei contenuti, nei modi di organizzare
lo studio, o i rapporti scolastici. Premiare la creatività
invece del conformismo. Rivalutare il comportamento diverso, stimolare
nella sucola un dibattito di innovazione permanente. Infine occorre
rivalutare l'istanza affettiva ed emotiva dei giovani, contro il razionalismo,
l'efficienza, il pensiero economico applicato ad ogni azione umana.
La scuola spende tanto tempo per sviluppare la razionalità
almeno quanto ne spende per soffocare l'emotività. Anche questo
risponde alla logica della produzione: in fabbrica non servono uomini,
ma macchine raziocinanti. Quante volte si sente fare un discorso analogo
per la scuola? I sentimenti, gli stati d'animo devono essere tenuti
per la propria stanzetta: anche questo risponde alla logica di separazione
fra pubblico e privato. Contro questo occorre ridare cittadinanza
alla parte emotiva dei giovani, incentivando mezzi e momenti per lo
sviluppo di questo fondamentale aspetto dell'uomo integrale.
5.
In conclusione
L'educazione al tempo libero passa attraverso una modifica sostanziale
delle caratteristiche della scuola tradizionale. Diminuire i momenti
esecutivi aumentando quelli decisionali; sostituire le situazioni
ripetitive con quelle creative ed espressive; valorizzare il comportamento
critico e innovativo rispetto a quello conformista; dare al lato affettivo
la stessa importanza data a quello intellettivo; passare da un modello
individuale e competitivo ad uno comunitario e collaborativo. Perchè
tutto questo sia realizzabile occorrono alcune considerazioni.
5.1 Anzitutto
la creazione di un continuum spazio-temporale fra scuola e quartiere.
La struttura scolastica deve essere aperta ad una vasta gamma di attività
al servizio della collettività, diventando luogo di formazione
permanente e di cultura di tutte le componenti che non dispongono
di altri servizi. Gli anziani, gli handicappati, i genitori, i lavoratori,
oltre agli insegnanti, devono poter trovare nella scuola del quartiere
un'offerta ed uno stimolo permanente per la propria crescita. Devono
essere allargati i momenti di rapporto fra allievi e adulti, e devono
essere sviluppate continue iniziative per i diversi gruppi di adulti.
In questa ottica va considerato il problema del calendario e dell'orario
scolastico. Un calendario scolastico flessibile nelle varie località,
ma collegato alle esigenze reali della vita produttiva e sociale della
zona; ed un orario non limitato alle sole ore diurne o mattutine.
Consegue da queste due osservazioni la necessità di progettare
tipologie di edilizia scolastica, articolate e polifunzionali, in
modo che ogni scuola diventi un centro sociale aperto per quasi tutto
il giorno e durante l'estate.
5.2 La
seconda condizione è la formazione permanente degli insegnanti,
finalizzata agli scopi indicati prima.
Solo insegnanti formati anch'essi secondo i principi della creatività,
dell'innovazione, dell'affettività e della collaborazione sono
in grado di ispirarsi a questi principi nella loro opera educativa.
Si tratta quindi di aiutare il corpo docente a rivedere il modello
di scuola usato abitualmente, e il loro modo di intendere il rapporto
con il discente. Occorre partire dalla presa di coscienza degli insegnanti
circa la nacessità di ricomporre la loro personale frattura
fra tempo di lavoro e tempo libero. Solo attraverso una ricomposizione
del loro tempo, e quindi della loro personale integrazione, è
possibile che si rendano disponibili per la educazione di altre persone
integrali. Insegnanti che dingano operatori di cultura, al servizio
della comunità, possono lavorare per un'educazione che si ricostruisca
l'unità naturale fra tempo libero e tempo di lavoro degli uomini.
6.
Nota bibliografica
Accingersi a mettere insieme una bibliografia sul "tempo libero"
è impresa più ardua di quanto possa sembrare a prima
vista. Le difficoltà non consistono tanto nella fase di ricerca
bibliotecaria, quanto nella definizione del campo. Dire con sicurezza
quali testi riguardino da vicino questa voce e quali no, è
praticamente impossibile. D'altra parte è abbastanza evidente:
se per "tempo libero" intendiamo la porzione di tempo che
l'uomo non dedica all'attività roduttiva, allora più
dei due terzi della vita possono essere raggruppati in questa voce.
E' vero che, oltre allo spazio lavorativo, non può classificarsi
"tempo libero" tutta l'attività fisiologica e quella
legata ai doveri politici e familiari. Ma, malgrado ciò, la
porzione di "cultura" identificabile col termine "tempo
libero" è sempre smisurata.
A rendere ancora più difficile il compito, c'è la maturata
consapevolezza che i "problemi del "tempo libero" sono
inscindibili da quelli del lavoro o della società, in senso
più lato. Settori interi della produzione culturale come l'ecologia,
l'urbanistica, la sanità, l'informazione, il turismo, ecc.
sono ormai orientati ad una analisi globale in sui la separazione
fra i temi del lavoro, della società e del "tempo libero"
è impossibile.
I libri vengono scritti per rispondere a dei problemi e questi non
sono certo settorializzabili. I rischi possibili a questo punto sono
di due tipi: offrire una bibliografia estensiva che però deve
comprendere quasi metà dell'universo librario; oppure restringere
il campo fino a segnalare manuali strettamente tecnici. Per dettagliare
meglio possiamo tentare una clasificazione dei vari settori del "tempo
libero".
Un primo settore è quello della cultura e dello spettacolo:
i due termini sono assimilati per la difficoltà di trovare
una linea di demarcazione. Possiamo farvi rientrare tutte le manifestazioni
artistiche nel senso lato della parola: letteratura, arti figurate,
musica, teatro, cinema con le innumerevoli suddivisioni.
Un secondo settore è quelo della formazione. Fino ai quattordici
anni circa, la formazione coincide con la scuola e, in teoria, non
dovrebbe esserci alcuna separazione fra istruzione e "tempo libero".
Negli anni successivi, il discorso si sposta nel campo della formazione
permanente: università popolari, biblioteche, musei, seminari
e dibattiti, corsi di preparazione agli hobbies, ecc.
Un terzo settore è quello del turismo. In esso si comprende
le vacanze e i viaggi di studio, le escursioni settimanali e i soggiorni
termali di affari. In questo settore rientrano tutti gli aspetti del
folklore (arte, artigianato, musiche e danze, costumi, gastronomie),
ritenuti un contenuto forndamentale del turismo.
Un quarto settore è quello sportivo. Esso si colloca fra lo
spettacolo, pratica sanitaria e l'attività ricreativa, investendo
una quantità di problemi teorici e tecnici.
Infine, citiamo il settore ricreativo, nel quale confluiscono le attività
hobbistiche individuali, quelle di generica socializzazione e il gioco.
Per ciascuno di questi filoni, divisi artificialmente per motivi espositivi,
esiste una bibliografia vastissima che richiede una serie di sottodivisioni
monografiche. Le diverse categorie non riguardano solo i settori di
"tempo libero", ma anche il taglio particolare di ciascun
singolo testo.
Possiamo anche qui tentare una classificazione fra: libri che affrontano
un singolo argomento in termini teorici e generali; altri che lo affrontano
in termini storici; altri ancora che offrono analisi localizzate geograficamente;
libri che si occupano dei problemi tecnici di un settore; ed altri
che descrivono e analizzano le strutture (centrali e perifiche) o
gli operatori. Anche questa classficazione del taglio di ciascun libro
è forzata, dal momento che sono rare le demarcazioni precise.
Tuttavia, può essere utile per razionalizzare un lavoro bibliografico.
Nella bibliografia che segue, mi sono limitato ai testi che affrontano
in senso generale e storico il problema del "tempo libero",
trascurando la grande mole dei testi anglosassoni e francesi, i libri
di analisi localizzati geograficamente, e quelli che raccolgono dati
quantitativi e descrivono le organizzazioni del "tempo libero".
In premessa vengono elencati, sempre in ordine cronologico, alcuni
testi che offrono ampie riflessioni sulla società complessivamente
intesa, utili, mi sembra ad un inquadramento delproblema del "tempo
libero".
Naturalmente, questo lavoro non ha alcuna ambizione di completezza:
vuole solo essere uno strumento per gli educatori che desiderano accostarsi
ai temi del "tempo libero" con un approccio minimamente
sistematico.
Le bibliografie riguardanti i singoli settori vengono periodicamente
pubblicate in "Animazione Sociale".
Teorie
generali sulla società, sul lavoro e sul tempo libero
G. Friedman,
Problemi umani del macchinismo indistriale, Einaudi, Torino 1949.
T. Veblen, La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino 1951.
G. Friedman, Dove va il lavoro umano?, Comunità, Milano 1955.
D. Riesman, La folla solitaria, Il Mulino, Bologna 1956.
S. Freud, Il disagio della civiltà, Boringhieri, Bologna 1961.
E. Fromm, Psicanalisi della società contemporanea, Comunità,
Milano 1964.
H. Marcuse, Eros e civiltà, Einaudi, Torino 1968.
Y. H. Huizinga, Homo ludens, Il Saggiatore, Milano 1967.
T. Touraine, La Societò post-indistriale, Il MUlino, Bologna
1970.
K. Manheim, Libertà, potere e pianificazione democratica, A.
Armando-Einaudi, Torino 1967.
R. Blauner, Alienazione e Libertà, Angeli, Milano 1971.
Teorie
generali e analisi storiche sul problema del tempo libero
C. Cottoni,
Iltempo libero, Giuntine, Firenze 1950.
G. Vota, Automazione e problemi di impiego del tempo libero, CNR,
Roma 1956.
L. Diena, Il tempo libero e i lavoratori, La Nuova Italia, Firenze
1960.
G. Fridman, Il lavoro in frantumi, Comunità, Milano 1960.
R. Laporta, Il tempo libero giovanile, Laterza, Bari 1964.
P. Api Frisoni, Il tempo libero, Astra Bologna 1964.
Centro Culturale S. Fedele, I problemi del tempo libero, Milano 1964.
M. L. Varvelli, Manuale del tempo libero, La Scuola Brescia 1964.
AA.VV. Alla ricerca del tempo libero, Tamburini, Milano 1964.G. Toti,
Il tempo libero. Ed. Riuniti, Roma 1965.
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J. Laloup, Il tempo dell'ozio, SEI, Torino 1966.
S. Comes, Tempo libero, tempo liberato, Vallecchi, Firenze 1967.
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N. Lobsenz, Il tempo libero nell'esperinza americana, ERI, Torino
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G. Lebert, I giovani e il tempo libero, Dehoniane, Napoli 1974.
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