Gli altri interventi e i risultati finali della ricerca

TRACCE – a proposito dell'incontro AIATEL

Carlo Scovino

Ciò che secondo me dovrebbe contraddistinguere il “bisogno” di animazione
è la capacità di stupirsi, di meravigliarsi. L’incontro con l’altro da sé se non parte dalla capacità di stupirsi e di desiderare rischia di tralasciare dimensioni
che appartengono a chiunque: l’umanità e la dignità. L’animatore dovrebbe partire dalla domanda “cosa ti piacerebbe fare, cosa desideri?” e con modalità maieutica stimolare l’emersione di capacità, competenze, risorse, ecc. che troppo spesso sono “dimenticate” o inespresse o inesprimibili.

La mia storia professionale e umana ha ancora a che fare
con l’altro da me, con la sua Storia e con il suo essere nel mondo provando a garantire
spazi di libertà, di autonomia e di libera espressione.
Nonostante nell’attualità esercito la mia professione in qualità di
educatore io “sono nato” come animatore e questa
“cosa” fortunatamente ancora mi appartiene dandomi la possibilità
di poter lavorare anche sull’agio, sul divertimento e sul tempo libero.
Questi elementi in parte determinano la professione dell’animatore
e nel mio caso qualificano in maniera altra il mio agire professionale.