INDICE GENERALE PROGETTI LR 23/99

Progetto “SCUOLA GENITORI”

col contributo della LR 23/99 Bando 2004

RELAZIONE FINALE a cura di M.Sberna

1. IL PROGETTO DI PARTENZA

L’iniziativa si proponeva di realizzare un percorso per genitori che nei contenuti rispondesse alle loro reali esigenze. Per questo si era pensato di coinvolgere fin dall’inizio una rappresentanza di genitori con i quali predisporre gli strumenti della Ricerca-Intervento. La somministrazione di questi strumenti avrebbe consentito di ampliare la “base” degli utenti potenziali ed insieme di approfondire la conoscenza di bisogni, problemi, esigenze specifiche a cui dare una risposta col progetto.

Una seconda pista per facilitare l’approccio ed anche per instaurare un rapporto piacevole oltre che di stima e fiducia, era rappresentata dall’animazione di strada. Il contatto diretto, la conoscenza reciproca benché superficiale, che si ottengono con questa metodologia rappresentavano un buon punto di partenza soprattutto avendo come territorio destinatario dell’intervento alcuni comuni fra loro limitrofi, caratterizzati da una comunità inesistente da un lato e dal pettegolezzo dall’altro.

Infine la terza pista era collegata alla professionalità di AIATEL sia dal punto di vista della preparazione dei suoi operatori, sia per presentare la metodologia  che sarebbe poi stata utilizzata nel progetto.

A tutto questo doveva seguire un percorso sensibilizzativo con due principali obiettivi:

-         migliorare le capacità educative dei genitori partecipanti

-         aumentare le potenzialità comunicative dei genitori frequentanti perché potessero essere di supporto ad altri genitori in momenti di difficoltà, crisi, dubbio.

Si riteneva che il lavoro promozionale della prima fase del progetto servisse a “selezionare” un gruppetto di genitori (da 8 a 15) interessati ad ottenere effettivi risultati e supporti dal progetto. Questa fase doveva concludersi fornendo ai partecipanti rudimenti minimi a carattere tecnico,  per poter essere  di aiuto ad altri genitori e magari anche l’opportunità di costituirsi come gruppo permanente che offrisse occasioni di incontro e di riflessione ad altri. Questa impostazione derivava da due convinzioni/constatazioni:

-         molti genitori alla prima esperienza non hanno termini di confronto, né consiglieri informali – come una volta erano la famiglia di origine, gli amici, gli insegnanti, i sacerdoti, ecc. – e vivono con apprensione alcune situazioni peraltro naturali e tipiche dei vari stadi di crescita dei figli; il ricorso allo psicologo o ad altri tipi di professionisti non sempre è facile o alla portata anche economica, e a volte è obiettivamente sproporzionato alle necessità reali, oltre ad essere percepito con diffidenza;

-         i genitori potevano diventare lo stimolo per poter ricostruire/tentare/porre le basi  di una comunità con supporti informali, ma utili ed efficaci, in caso di necessità.

Per questo l’ultima fase di questo percorso era destinata ad una sorta di  “prova d’orchestra” con il supporto di AIATEL. L’idea era di organizzare qualche (ma anche una sola) iniziativa per genitori progettata, organizzata e realizzata con l’attiva collaborazione dei corsisti. 

2. COSA E’ STATO FATTO 

Il progetto è stato realizzato ma con qualche variazione che è stata necessaria in rapporto alle risposte dei genitori emerse via via  che l’attività si realizzava.

2.1. LA RICERCA-INTERVENTO

La Ricerca-Intervento è una metodologia particolare che si fonda sul coinvolgimento attivo degli stessi destinatari della ricerca  in quanto esperti conoscitori della situazione che si vuole indagare ed insieme avanguardie che possono avviare un cambiamento proprio attraverso la riflessione necessaria per l’impostazione dell’intervento.  In questo caso gli operatori di AIATEL vengono dunque considerati “tecnici” perché conoscono la procedura (i tipi di domande e come esprimerle, la grafica del questionario, come riassumere ed analizzare i dati raccolti attraverso i questionari, ecc.).

Di solito si avvia il lavoro affrontando verbalmente il problema che si vuole analizzare e dunque dibattendo i diversi punti di vista; si arriva così alle ipotesi che si intendono verificare attraverso la ricerca. Poi –seguendo le indicazioni dei rappresentanti dei destinatari della ricerca- si predispe uno strumento che raccolga informazioni generali. In base alle risposte ottenute si potrà decidere se e cosa approfondire con ulteriori tecniche.

L’INDAGINE GENERALE

Per l’elaborazione degli strumenti e di tutto l’impianto della Ricerca-Intervento è stato costituito un gruppo in maggioranza di “tecnici”, cioè  di membri di AIATEL, e da un paio di genitori già conosciuti dall’Associazione a Molinetto, dove ha avuto sede il progetto.

Il questionario è stato usato con il duplice obiettivo di raccogliere dati sulla relazione genitori –figli e anche come strumento di primo approccio con i genitori, utile a superarne la diffidenza iniziale.

L’animatrice che si è occupata della distribuzione del questionario e del contatto con i genitori, era ovviamente riconoscibile ed identificabile attraverso un badge ed insieme consegnava alle persone disponibili a collaborare una cartella di presentazione di AIATEL e del progetto “Scuola  Genitori”.

Dunque l’iniziativa è da considerare anche di  promozione al progetto.

I questionari sono stati distribuiti e raccolti in luoghi e  in tempi diversi, principalmente dintorni delle scuole elementari e medie dei comuni coinvolti e zone verdi/giardini pubblici in orari extrascolastici. In tutto ne sono stati restituiti completati 66. I dati delle tavole riprodotte nel fascicolo “Questionari” fanno riferimento alla elaborazione delle risposte in essi contenute.

Qui segnaliamo alcune considerazioni in base ai risultati ottenuti:

1-     sono principalmente  le madri ad occuparsi dei figli minori, anche se i padri sono “in crescita” rispetto al passato;

2-     indirettamente si ricava l’informazione che molti genitori accompagnano e vanno a riprendere i figli a scuola il che è un segnale importante stante che il luogo di indagine corrisponde al territorio di piccoli comuni; è presumibile che ci siano problemi di distanza fra casa e scuola, ma le cause di questo fenomeno potrebbero dipendere anche dalla scarsa disponibilità di un servizio pubblico di scuolaBus (che pure c’è in tutti i comuni); oppure da una diffidenza diffusa nei confronti della comunità tutta non considerata garante della sicurezza e guardata con sospetto; oppure ancora da un’assenza di rapporti interpersonali anche fra genitori che pensano ognuno alla propria famiglia senza supportarsi reciprocamente; o infine, per i ragazzini delle medie, da una difficoltà dei genitori a dare autonomia ai propri figli;

3-     le famiglie con due figli sono la maggioranza (il 48,5%)  e questo fa pensare che chi dichiara un solo figlio (il 22,7%) sia una coppia giovane e chi ne dichiara tre (il 13,6%) sia un’eccezione;

4-     nessun problema o quasi (1,5% scarso) nel rapporto coi figli il che fa pensare o che questi ultimi siano ancora molto piccoli  o che ci sia una percezione della situazione da parte dei  

5-     genitori forse ottimistica o forse superficiale. Infatti solo il 50% segnala – in una successiva domanda - come attività principali coi figli il parlare o il giocare;

6-     rispetto alla questione dei valori i genitori sembrano più sensibili e la maggioranza (circa 60%) dichiara di averne parlato coi figli mentre un quarto (25,8%) dichiara di non parlarne ma di trasmetterli;

7-     rispetto al metodo educativo, il 39,4% crede ne esista uno giusto, ma poi pare di capire che “giusto” equivalga a “proprio/personale”: il 50% pensa che sia quello autoritario, il 19,2% quello permissivo, il 15,4 % quello conflittuale. Questo fa pensare che si faccia riferimento al proprio comportamento che viene ritenuto indiscutibile. Il 33,3% dei genitori dichiara che non esiste un modo giusto per educare, mentre  il 25,8% non ha una risposta.

Concludendo….. c’è un po’ di confusione e forse anche un’insicurezza generale che impedisce di avere un corretto contatto con la situazione reale;

8-     questa difficoltà si evidenzia anche in situazioni critiche. Così quando i figli trasgrediscono a una regola o  si “comportano male”,  il 46% dei genitori rispondenti parla con loro, il 22,4% li sgrida, il 15,8% li punisce/castiga, il 15,8% ne parla con il partner;

9-     il 62,1% si dichiara interessato a partecipare ad iniziative per genitori, consapevoli dunque che sempre si può imparare e migliorare. E –guarda caso! - i tre argomenti che attirano più l’attenzione sono il rapporto genitori-figli, i conflitti fra genitori e figli, la comunicazione in famiglia.

Le preferenze dei genitori per gli argomenti sono in netto contrasto con i 64 genitori che hanno dichiarato di avere  un rapporto con i figli che va dal soddisfacente all’ottimo.

Quasi i due terzi del totale dei genitori parla di valori con i propri figli, meno di un terzo li trasmette.

Sempre meno di un terzo non sa se esiste un modo giusto per educare, ma quando un figlio trasgredisce tutti fanno qualcosa, la maggioranza parla ma al secondo posto di preferenza sulle conferenze c’è il tema  dei conflitti.

In estrema sintesi la somministrazione dei questionari  evidenzia una situazione caratterizzata dall’ambivalenza  che parrebbe un buon punto di partenza per un percorso di sensibilizzazione. Va sottolineato il dato che evidenzia come solo una parte dei genitori (62%) sia effettivamente disponibile a partecipare.

Il risultato concreto ed immediato di questa piccola ricerca è stato la determinazione dei contenuti degli incontri progettati per i genitori in termini di argomenti e temi da affrontare. Una ulteriore indicazione ricavata da una riflessione sulle informazioni raccolte ci ha portato a precisare il metodo con cui realizzare gli incontri, almeno in una prima fase. La diffidenza/ritrosia dei genitori contattati, oltre alle risposte raccolte, ci ha  spinto a privilegiare la tecnica delle conferenze, seguite da dibattito perché così non deludevamo le aspettative e limitavamo il protagonismo dei partecipanti. In attesa di stabilire un rapporto di fiducia che ci poteva consentire un ruolo più attivo dei partecipanti.

QUESTIONARIO SULLA COMUNICAZIONE

La relazione coi figli e la comunicazione con loro ci sono parsi elementi significativi per la qualità del rapporto. Abbiamo infatti ipotizzato che i rispondenti al nostro questionario iniziale fossero un “campione casuale” dei genitori dei comuni destinatari del progetto. Così col gruppo misto, si è deciso di proporre come tema del primo incontro promozionale coi genitori, il tema dell’ascolto ed insieme di provare ad approfondire la conoscenza di questo ambito  attraverso un altro questionario (allegato in fascicolo).

Il questionario in oggetto è stato distribuito in attesa dell’inizio di una conferenza di promozione  sul tema dell’ascolto al gruppo di genitori presenti. I questionari raccolti completati al termine dell’incontro  sono stati 16.

Dai dati emerge che:

-         i genitori si dicono disponibili  all’ascolto dei figli  per il 74,4%;

-         per il  51,1%  pensano che i figli abbiano confidenza  in famiglia;

-          ritengono  al 51,1%  che i figli parlino del loro futuro in famiglia;

-         il 65,9% dei genitori afferma di sostenere le idee dei figli;

-         0 genitori su 16 pensano che la comunicazione sia soddisfacente,

-          inoltre 11 genitori affermano di essere disponibili nella relazione con i figli, 2 si dichiarano autoritari e 3 conflittuali.

Da questi dati si rileva una “piccola” incongruenza nel constatare che la dichiarazione di una buona disponibilità all’ascolto,  non corrisponda ai fatti. In realtà, sempre per voce dei genitori,  i figli hanno meno confidenza con loro di quanto ci si potrebbe aspettare. Per esempio i figli parlano  poco del loro futuro e d’altro canto i genitori non sempre accettano il loro modo di pensare.

In realtà il questionario aveva come scopo di stimolare la riflessione sulle modalità di comunicazione all’interno della famiglia e doveva avviare un dibattito fra i presenti.  Quindi mancano nello strumento alcune domande di controllo che avrebbero potuto spiegare o almeno precisare la situazione.  Però nell’unica domanda che dava spazio a risposte aperte (cioè dove ciascuno poteva inserire il proprio punto di vista in modo discorsivo) si evidenzia una interpretazione della dinamica della comunicazione  diversificata fra i rispondenti.

QUESTIONARIO DI VERIFICA INTERMEDIA

A metà progetto si è ritenuto opportuno fare un bilancio delle azioni in campo. Poiché si voleva raccogliere il parere dei partecipanti fino a quel momento dell’iniziativa, è stato predisposto un altro questionario che poi è stato spedito per posta con busta di riposta pre-affrancata,  a tutti i genitori che avevano lasciato il nominativo (circa  50) nel corso dei differenti incontri realizzati. Ne sono stati ri-inviati 11, circa il 20% (una buona  percentuale in rapporto a ciò che accade di norma in queste situazioni). Ma anche un dato significativo.

Infatti la procedura della ricerca postale aveva  come destinatari i partecipanti ad almeno un incontro fra quelli realizzati da AIATEL per il progetto. Dunque esisteva una conoscenza ed anche un rapporto, per quanto superficiale, che avrebbe dovuto stimolare a dare una risposta. Così questo è stato un ulteriore segnale dello scarso impegno nei confronti delle opportunità offerte da “Scuola Genitori”.  Va detto che esiste qualche attenuante a questa posizione. La prima è la questione della conoscenza interpersonale  fra i genitori partecipanti. Se può essere inizialmente un vantaggio - frequentare “insieme” ad un amico/a o a un conoscente un’attività culturale è di stimolo e insieme facilita l’ingresso in un ambiente nuovo e sconosciuto – alla lunga  si trasforma in un deterrente e diventa origine di  qualche imbarazzo.

Il fatto di vivere nello stesso territorio combinato con l’insicurezza rispetto alla riservatezza dei partecipanti in merito a quanto avviene durante gli incontri, stimolano l’autocensura e la fuga/abbandono dell’attività  anziché l’apertura, la condivisione, il confronto.

Infine il timore che anche la comunicazione non-verbale renda evidente il proprio punto di vista o la propria situazione, può consigliare l’astensione da certi comportamenti e da certe frequentazioni.

Come se andare da uno psicologo significasse avere  problemi che non si riesce ad affrontare e superare da soli; o frequentare un corso per genitori volesse dire avere gravi lacune verso i propri figli. E così via.

I dati ricavati dai questionari pervenuti non sono del tutto negativi ed evidenziano qualche ambiguità.

La media degli incontri a cui i rispondenti hanno partecipato è stata di 5,5  sui 14 incontri in calendario .

I genitori dichiarano che gli incontri sono stati facili per il 64%, utili per l’82%, interessanti per il 64% e soddisfacenti per il 55%.

Nel corso degli incontri sono state utilizzate tre modalità per affrontare i temi previsti e le preferenze degli utenti sono state per le conferenze e le discussioni, che sono ovviamente le tecniche meno coinvolgenti e che consentono di non esporsi.

La quantità d’apprendimento percepita è del 55%, dato buono derivante forse da un atteggiamento positivo ed ottimistico, trattandosi di comunicazioni sostanzialmente “ad una via”. I genitori si sono sentiti a proprio agio per il 91%. Il desiderio di conoscere l’esperienza di altri genitori e di sentire il parere di un esperto paiono le due motivazioni principali per le quali i genitori sono venuti agli incontri, mentre il desiderio di confronto è al terzo posto. La trasferibilità dell’apprendimento risulta comunque alta per il 72% .

Alcuni dati sono interessanti: nonostante il numero di questionari  sia esiguo pare segnalare che i genitori abbiano partecipato principalmente per “ascoltare”.  Gli incontri sono stati molto utili ma non molto soddisfacenti: collegando questo dato alle motivazioni principali dichiarate dai genitori- per conoscere l’esperienza di altri e quella di un esperto- insieme all’ipotizzata ritrosia nella partecipazione attiva,  ne consegue che i partecipanti si aspettavano che fossero gli altri – e non loro

stessi- ad esprimersi.   La congruenza tra aspettative ed incontri effettuati non è non troppo alta, anche perché in molte occasioni si chiedeva ai partecipanti un intervento diretto alla discussione.

L’ipotesi  è avvalorata anche dalle preferenze per lo svolgimento futuro degli incontri: si vorrebbero più conferenze  -solitamente in una conferenza si ascolta e si interviene poco; e comunque si dichiara il proprio disinteresse alla partecipazione.

AIATEL ha ipotizzato che i rispondenti al questionario intermedio fossero in realtà  i potenziali corsisti  seriamente interessati ad imparare, a formarsi, ad essere di aiuto ad altri. L’ipotesi non è sostenuta dalla dichiarazione di disinteresse per la partecipazione ulteriore a “scuola Genitori”. Non è facile capire perché dato che nel questionario non era inserita una domanda specifica in merito.  Forse hanno pesato le motivazioni espresse più sopra.  Forse ha influenzato la composizione dei partecipanti: quasi tutte mamme, che probabilmente hanno altre occasioni di confronto e sono più facili e disponibili alle confidenze. Ma che – come donne – sono spesso in competizione fra loro piuttosto che  collaborative e reciprocamente accoglienti.

Poiché dall’andamento delle attività già realizzate  si era già ipotizzata una difficoltà concreta a realizzare il percorso così come era stato pensato, il questionario comprendeva domande su attività alternative che potessero però garantire un supporto ai partecipanti come genitori. La proposta preferita è stata il breve corso per acquisire i rudimenti per l’uso del computer e la navigazione in Internet.

LA VALUTAZIONE FINALE

Poiché il progetto è stato modificato, la verifica finale ha subito variazioni essa stessa in relazione all’ultima parte del percorso. In pratica ognuna delle 4 attività è stata verificata direttamente con i partecipanti, di volta in volta, salvo per il breve corso di informatica che essendo stato frequentato da un gruppetto di genitori, si è concluso dedicando l’ultima parte dell’ultimo incontro sia a verificare gli effettivi apprendimenti acquisiti, sia la soddisfazione.

Una valutazione complessiva è stata fatta dallo staff allargato ai genitori  che avevano partecipato all’impostazione della  Ricerca-Intervento. Le considerazioni fatte in questa occasione sono riferite in conclusione di questa relazione.

2.2. LE ATTIVITA’  PROMOZIONALI

La promozione è stata da subito progettata a tavolino pensando di utilizzare tre strategie:

a-      costruzione di una rete con le istituzioni presenti sul territorio

b-     animazione di strada per coinvolgere direttamente i genitori

c-      alcuni incontri a tema di presentazione dell’iniziativa.

RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI

Per la prima modalità sono stati programmati una serie di incontri con i rappresentanti principali del mondo dell’istruzione e dell’istituzione ecclesiastica, essendo queste a contatto con il maggior numero di genitori presenti sui territori destinatari dell’intervento e cioè:

-         il Comune di Mazzano con tre parrocchie e un Istituto Comprensivo; 

-         il Comune di Bedizzole, con due parrocchie ed  un Istituto Comprensivo; 

-         i Comuni di Nuvolento e Nuvolera, con due parrocchie ed un Istituto Comprensivo.

I contatti sono iniziati nel dicembre 2004 ma a causa delle festività imminenti e della difficoltà operativa nel trovare gli interessati e parlare al telefono con loro, si è rimandato il lavoro di “primo contatto” a gennaio dell’anno successivo. Ci si proponeva di concordare un appuntamento per presentarsi e per poter illustrare con calma e chiarezza il progetto e per poter precisare le modalità con cui si chiedeva una attiva collaborazione.

Ha stupito la difficoltà materiale di poter raggiungere al telefono i vari dirigenti scolastici o parroci e di parlare con loro: infatti in molte occasioni si è dovuto lasciare un messaggio in segreteria con la preghiera di richiamare, cosa che in due casi non è mai avvenuta nonostante i ripetuti messaggi.

La prima risposta negativa l’abbiamo ricevuta da un parroco che, pur lodando l’iniziativa, ha espresso la volontà di restarne fuori, privilegiando i rapporti con l’istituzione comunale con la quale era già in atto una collaborazione.

Invece il parroco  confinante  ha accolto l’iniziativa, esprimendo il desiderio e la volontà di costituzione di una rete di relazioni con le altre parrocchie e la scuola, e sottolineando l’importanza per i genitori di avere un “tempo” dedicato  a loro stessi. 

In pratica questa è stata l’unica parrocchia a mostrarsi disponibile e interessata e ciò si è evidenziato anche nella collaborazione alla promozione e nell’offerta di uno spazio per realizzare gli incontri.

Le altre parrocchie inizialmente si sono mostrate interessate,  ma si sono defilate non appena la richiesta di AIATEL è diventata più coinvolgente: cooperare nella promozione sia facendosi formalmente co-promotori dell’iniziativa, sia sostenendola in qualche ambito.

Per quanto riguarda gli Istituti Comprensivi si è rilevata una prima disponibilità all’ ascolto,  che però non è stata produttiva rispetto ai nostri obiettivi.

Nel primo Istituto visitato, l’accoglienza è stata fredda da parte del personale non docente e la presentazione del progetto è stata fatta ad una sostituta del dirigente nonostante quest’ultimo fosse

presente nella stessa stanza. La docente pareva interessata all’iniziativa ma il  giorno successivo, per  telefono, la referente dell’Istituto ha negato una possibile cooperazione senza esplicitarne il motivo.

Nel secondo Istituto si è dovuto ricorrere a più appuntamenti ed infine il dirigente ha chiesto del tempo per poterne parlare con i docenti. Successivamente ci è stato richiesto altro tempo per rendere partecipe il Consiglio d’Istituto, soprattutto per la parte composta dai genitori. Il Preside ci ha poi riferito di aver parlato con il solo Presidente del Consiglio d’Istituto e di  aver deciso di sperimentare una “serata-conferenza”  prima di prendere una decisione definitiva. Sembrava l’inizio di una proficua collaborazione. Purtroppo il passaggio agli aspetti organizzativi necessari per la realizzazione dell’attività, ha messo in luce come il dirigente considerasse il progetto esterno, e forse anche estraneo, alla scuola. Infatti l’incontro avrebbe dovuto realizzarsi nell’Aula Magna-teatro della scuola che AIATEL avrebbe dovuto chiedere direttamente al Comune. Di fronte alle nostre perplessità, il dirigente si è limitato a offrire collaborazione per la distribuzione del materiale promozionale che comunque doveva prima essere sottoposto al suo giudizio.  Procedura che è stata mantenuta  anche nelle successive occasioni.

Nell’ultimo Istituto abbiamo trovato una iniziale tiepida accoglienza, ma pian piano la disponibilità è andata aumentando: le conferenze destinate ai genitori, sono state approvate sia da una  commissione interna all’Istituto sia dal Consiglio d’Istituto, consentendo così una co-promozione delle serate.  Ma la collaborazione concreta è stata piuttosto superficiale limitandosi alla sola distribuzione dei volantini e alla preparazione di una stanza idonea agli incontri senza un reale sostegno  ad un’occasione che arricchiva le offerte della scuola per i genitori.

SINTESI DEI CONTATTI

 

 

 

Istituto Comp. di Mazzano

11 telefonate

3 incontri

Istituto Comp, di Bedizzole

5 telefonate

1 incontro + uno andato a vuoto  benchè concordato

Istituto Comp. di Nuvolento

5 telefonate

2 incontri

Parrocchia Bedizzole S.Vito

3 telefonate

Nessun incontro

Parrocchia Bedizzole S.Stefano

5 telefonate

2 incontri (uno con il parroco, uno con il curato)

Parrocchia Molinetto S.Antonio

8 telefonate

1 incontro

Parrocchia Ciliverghe S.Filippo Neri

3 telefontate

1 incontro

Parrocchia Mazzano S.Rocco

7 telefonate

1 incontro

Parrocchia Nuvolento S.Maria

3 telefonate

Nessun incontro

Parrocchia Nuvolera S.Lorenzo

11 telefonate

Nessun incontro


La sensazione è che i ruoli  e il potere delle diverse istituzioni  siano gestiti in termini di protettorato sui vari territori così da  impedire a chi è nuovo di inserirsi. In altre parole nessuno si preoccupa di esaminare la qualità della proposta e la sua effettiva utilità in rapporto ai problemi ed ai bisogni locali e di decidere in rapporto a queste variabili. Semplicemente non si accettano altri che potrebbero “rubare”  utenti, spazi, risorse di qualsiasi genere perché si percepiscono come competitori anziché come collaboratori.

La cosa è ancora più stupefacente e la dice lunga sulle concrete possibilità di costruire una rete di collabotori, se si considerano le seguenti “circostanze”:

-         il progetto ha una valutazione di qualità avendo ottenuto il contributo della LR 23/99
-    l’intervento è a  “costo zero” per gli interessati ed anche per le Istituzioni coinvolte che al massimo possono sostenerlo offrendo supporti “in natura” come lo spazio, la cooperazione nella promozione, ecc.
- tutte le istituzioni dichiarano di essere interessate a svolgere un lavoro di rete
.   i problemi per le famiglie ed i minori esistono effettivamente (fra l’altro nel territorio destinatario dell’iniziativa c’è un’immigrazione significativa di extracomunitari con necessità conseguenti di integrazione fra le famiglie)
-   i servizi per famiglie e minori sono sempre più ridotti e inadeguati rispetto alle necessità a causa dei generali problemi economici che limitano le risorse disponibili.

L’ANIMAZIONE DI STRADA

In parte si è già parlato di questa modalità  in riferimento alla  Ricerca-Intervento. Le due cose si sono fra loro supportate e integrate almeno all’inizio.

Si è trattato di un’azione più difficile e meno efficace del previsto.

Sicuramente la generale diffidenza tipica della nostra società, la tendenza al riserbo  e le difficoltà di socializzazione, hanno richiesto tempi lunghi e approcci  prudenti. Le Istituzioni di riferimento – in questo caso ASL e Regione Lombardia – non sempre venivano interpretate come garanzia, spesso avendo una immagine degradata per qualche motivo nell’esperienza di chi veniva contattato. In più la proposta che veniva fatta  era sicuramente impegnativa e richiedeva di trovare spazio fra i mille impegni che ogni genitore ha.  Le difficoltà incontrate anche nei rapporti con le Istituzioni locali non consentivano di farvi riferimento o di utilizzare le sedi delle stesse come luoghi di incontro più garantito e rassicurante. In un paio di casi – quando abbiamo chiesto esplicita ospitalità per esempio in una scuola materna - ci è stato risposto che avevano un servizio interno che copriva tutte le necessità. Qualche difficoltà è derivata anche dalla stagione invernale in cui si è avviato il progetto, che non favoriva lo stare all’aperto in situazioni confortevoli.

L’idea di utilizzare il questionario per avvicinare possibili partecipanti ha dato maggiori risultati dal punto di vista dei contatti. Ma si è sempre trattato di momenti consumati velocemente. La nostra scelta  si fondava sulla speranza che si riuscisse a creare un minimo di relazione che per  quanto superficiale consentisse uno scambio. In realtà noi speravamo di riprodurre una situazione tipica delle piccole comunità di una volta, come i paesi di campagna, dove tutti si conoscono, si incontrano e si scambiano informazioni sulla quotidianità senza che ciò diventi pettegolezzo.  Non pensavamo a conversazioni intime, ma ai convenevoli che rientrano nelle modalità di buon vicinato, e che pongono le basi per un aiuto reciproco quando c’è un imprevisto o una necessità a cui non si può far fronte direttamente. Un tempo questi scambi avvenivano anche per strada, aspettando i figli all’uscita della scuola, in negozio o al bar bevendo un caffè, ai giardinetti dove si portavano i figli a passeggiare o a giocare. Oggi tutto questo rientra nel privato di ciascuno salvo rare eccezioni. E’ l’altra faccia della medaglia del mostrarsi senza pudore davanti ad una telecamera, compreso nei momenti più intimi o nelle situazioni più delicate. Far vedere e parlare di sé milioni di persone attraverso la TV è più facile che parlare “del più e del meno” con una persona incontrata per caso su una panchina ai giardinetti del proprio paese di residenza.

Alcune azioni sono addirittura viste come pericolose. Occorre dunque agire con prudenza ed oculatezza. Il che toglie spesso spontaneità  e richiede tempi lunghi.

Così  c’è bisogno di tempo e di consuetudine e per l’animatore, che pure è preparato a queste evenienze,  occorre superare l’esperienza del rifiuto, la resistenza all’utilizzo di modalità più manipolatorie  e la delusione delle aspettative.

Essi  portavano  cartellini di identificazione e con materiale promozionale ben  visibile e anche gradevole. Al momento del contatto salutavano, si presentavano e chiedevano di poter parlare con la persona  per pochi minuti. Si chiedeva poi all’interlocutore di fornire l’indirizzo ed un recapito per essere informato delle diverse opportunità del progetto. Ma pochi hanno accettato. Forse temevano di essere importunati o  di non poter sfuggire all’insistenza. Se non peggio.

I risultati  che pure ci sono stati  hanno richiesto molto tempo e sono costati l’avvicendarsi di diversi animatori con inevitabili conseguenti rallentamenti.

LE TRE SERATE INTRODUTTIVE

Sono state tre ed avevano lo scopo di far conoscere non tanto le persone, ma il metodo con cui i diversi argomenti venivano affrontati.

La metodologia attiva tipica dell’animazione adottata da AIATEL in relazione alla sua mission,  in questi ultimi anni  ha suscitato, soprattutto con adulti,  resistenze  che hanno prodotto abbandono delle attività proposte. Accanto alle considerazioni già fatte in questa relazione, ci pare di poter affermare che ciò sia dovuto anche ad una diffusa insicurezza e ad una scarsa autostima forse derivanti da un cambiamento dei valori tipico della nostra società, che dà maggiore importanza all’esteriorità. Questa situazione stimola comportamenti omologati  che lasciano scarso spazio all’espressione di sé e delle proprie caratteristiche.  La difficoltà aumenta in rapporto alle diversità che si percepiscono  col modello imperante. Diventare protagonisti, agire in risposta ad uno stimolo in un contesto nuovo e/o sconosciuto rappresenta un evento problematico ed imbarazzante che è meglio evitare.

Così abbiamo pensato che “Scuola Genitori” doveva caratterizzarsi come percorso di accompagnamento dalla passività al protagonismo: l’avvio doveva essere rassicurante e confermare le aspettative dei partecipanti. Quelli di loro che si fossero appassionati, che avessero  condiviso con noi gli obiettivi del progetto e che ne avessero colto le opportunità, sarebbero stati nelle migliori condizioni per cambiare il loro ruolo ed aumentare il loro coinvolgimento.

Dunque, oltre alle tre serate iniziali - fra l’altro realizzate una per comune - come previsto dal progetto non è stato presentato un corso strutturato in vari moduli, ma  una serie di temi trattati in più incontri. Si potevano frequentare tutti gli incontri o solo alcuni, con la massima libertà.

Lo staff aveva predisposto una sequenza con una logica  ed era prevista una promozione capillare.

Le tre serate iniziali servivano anche per presentare ed illustrare tutta l’impostazione del progetto e per stimolare anche la partecipazione saltuaria.

Per facilitare la partecipazione dei genitori era anche previsto un servizio di animazione per i figli, così che non avessero problemi di custodia. La prima serie di incontri prevedeva infatti un calendario costruito anche sui sabato, di primo pomeriggio, per ampliare le concrete possibilità di frequenza.

Risultati raggiunti:

-         conoscenza minima di AIATEL

-         conoscenza minima del progetto e delle attività previste

-         contatto con una cinquantina di genitori che avrebbero poi frequentato gli incontri successivi diffondendo anche le informazioni in merito.

2.3. LE CONFERENZE

Con questo titolo indichiamo la parte centrale dell’attività prevista del progetto e cioè la formazione. I risultati della  R-I e delle altre attività promozionali più sopra descritte, ci suggerirono di non evidenziare la continuità dell’impegno e di posticipare la costituzione del gruppo al completamento del primo modulo. Si pensava che attraverso esso si potevano svolgere due operazioni:

-         il reclutamento dei genitori interessati

-         la selezione naturale che avrebbe portato ad individuare fra tutti i partecipanti  quelli più assidui e coinvolti (i genitori che avrebbero frequentato tutti gli incontri) che  potevano quindi impegnarsi a proseguire l’attività.

Le abbiamo chiamate “conferenze” sperando che fosse più efficace in termini promozionali: la nostra esperienza in situazioni simili dimostrava che proporre un impegno in termini astratti produceva una fuga dei potenziali partecipanti, mentre sottolineare la libertà di adesione consentiva di “esplorare” e di rinnovare la propria adesione ad ogni nuovo incontro. In realtà si trattava dei primi due moduli previsti dal progetto in origine: cambiava la forma e non la sostanza. Di solito accadeva che al termine di una serie di serate fossero gli stessi genitori a chiedere di proseguire e di proporre temi, problematiche, che si volevano analizzare.  I richiedenti erano coesi, c’era un buon clima fra loro e si evidenziavano le relazioni interpersonali e le dinamiche di un gruppo in fase nascente.

In questo caso si sono evidenziate difficoltà a superare le resistenze, nonostante i docenti intervenissero molto prudentemente per passare  ad una metodologia più attiva.  Praticamente ogni tentativo in questa direzione  ha prodotto una riduzione dei partecipanti. 

Il “Modulo base”  comprendeva 5 incontri e  doveva essere utilizzato, oltre che per i contenuti, anche per:

-         rafforzare la motivazione dei partecipanti e fra loro individuare chi fosse interessato al  percorso completo

-         iniziare un processo di socializzazione per creare un buon clima

-         avvicinare alle tecniche attive

-         avviare un  processo di riflessione sul proprio ruolo come genitore.

Il Modulo tematico - i cui argomenti sono conseguenza delle indicazioni e delle scelte dei genitori attraverso i questionari, delle discussioni successive agli incontri, dei problemi che emergevano dagli incontri con i genitori che utilizzavano lo sportello, dei suggerimenti dei genitori del gruppo R-I – comprendeva sei incontri ed era focalizzato sull’intimità in famiglia. 

Per i motivi esplicitati più sopra, anche il secondo modulo si è concluso senza che si fosse costituito un gruppo di una dozzina di genitori interessati ad una effettiva formazione. I nostri tentativi, che sottolineavano i benefici di un tale percorso innanzi tutto a livello personale, non sono stati di stimolo per genitori già molto impegnati. L’ipotesi di costituire un gruppo che diventasse attivo nei confronti degli altri genitori si rivelò un deterrente ulteriore, nonostante nei comuni destinatari del progetto  non esista ad oggi un’Associazione Genitori.

Dunque  si è pensato di modificare il progetto sostituendo altri contenuti al modulo specialistico che doveva minimamente “professionalizzare” i genitori e alla supervisione che doveva supportarli nelle prime esperienze. (v. paragrafo “alternativa”).

Ai partecipanti che frequentavano per la prima volta un incontro veniva regalato il testo “Chirone, Socrate, Buddha”. Inoltre per ogni tema  veniva consegnato a tutti un esercizio, una breve lettura, un piccolo questionario (v. allegati in fascicolo “Materiali”) che consentisse di continuare la riflessione anche a casa.

2.4. LO SPORTELLO DI ORIENTAMENTO 

E’ stato realizzato come previsto dal progetto. E’ sempre stato promosso come occasione per parlare a tu per tu con un esperto di problemi educativi che riguardavano la famiglia, il rapporto fra genitori, il rapporto coi figli. Ma anche la scuola, il tempo libero ed il suo utilizzo, le amicizie, la frequentazione di attività sportive, ecc.

La scelta di questa attività  era dovuta fin dall’inizio al desiderio dei genitori di parlare di casi personali in situazioni private, dove l’etica dell’interlocutore come professionista avrebbe garantito la riservatezza.  Inoltre avrebbe dovuto diventare “luogo” dove affrontare questioni individuali legate al percorso formativo, delle quali non si voleva parlare in pubblico.

Concretamente i genitori che hanno utilizzato questa opportunità  - piuttosto pochi – hanno preferito parlare del loro ruolo genitoriale e dei problemi che incontravano a sostenerlo. Così si trattava di discutere di “casi” effettivamente accaduti, cercando di dare un supporto al genitore coinvolto attraverso la metodologia del counseling  che preferisce stimolare la riflessione dell’interessato anziché fornire soluzioni.

Forse anche per questo motivo i genitori interessati sono stati pochi. Alcuni di loro ritornavano a distanza , sia per riferire l’andamento della situazione, sia per nuove questioni.

In ogni caso è sempre stato piuttosto difficile far comprendere i motivi della scelta di AIATEL  che preferiva  analizzare da più punti di vista il problema presentato evitando sempre di schierarsi a favore di una certa posizione o di sostenere una sola ben precisata azione

Altre  tre osservazioni:

-         il cambiamento del consulente (prima una psicologa, successivamente uno psicologo) data l’utenza quasi esclusivamente femminile, ha prodotto più soddisfazione (almeno a parole) per il colloquio realizzato;

-         si è notata una certa congruenza fra i temi delle conferenze ed i casi trattati successivamente, come se le serate facessero da stimolo o dessero l’opportunità di considerare opportuno un “supplemento” di informazioni, un confronto, un dibattito circostanziato, impossibili da affrontare in pubblico

-         ci sono stati più utenti nel periodo autunnale, quando lo sportello era aperto secondo un orario pubblicizzato, piuttosto che in precedenza, quando era necessario fissare un appuntamento.

A chi si è presentato è stato offerto il volume “Chirone, Socrate, Buddha”. Inoltre in alcuni casi sono state indicate alcune letture che potevano essere di supporto e di ulteriore riflessione.

Ci pare che tutto questo di nuovi testimoni una certa resistenza  che spinge ad approfittare di un’occasione solo quando si è in una situazione di grave bisogno.

2.5. CONFERENZE&DIBATTITI SU TEMI DI ATTUALITA’ 

I quattro incontri svolti in autunno, con la partnership della scuola, riguardano invece temi di attualità, come previsto dal progetto.

Sono stati scelti due  temi più generali e due legati al fenomeno delle separazioni e dei divorzi che in questi ultimi due lustri  sono diventati più frequenti e dunque influenzano la crescita dei figli e la loro educazione.

Anche in questo caso ai genitori presenti per la prima volta è stato consegnato il libro “Chirone, Socrate, Buddha” mentre a tutti  un contributo sul tema specifico.

2.6. LE ALTERNATIVE 

Come già precisato il Modulo specialistico e la supervisione sono stati sostituiti –dopo aver richiesto consenso all’ASL-  un breve corso per l’uso del PC e di Internet e  una serie di incontri di discussione su problemi educativi. Entrambe le proposte avevano come destinatari privilegiati le mamme e per questo erano svolti in orario scolastico, nel quale sarebbero state libere dall’impegno coi figli. 

LA FAMIGLIA “IN RETE”

Il corso si proponeva di fornire ai genitori interessati i rudimenti per poter utilizzare il computer come “macchina” ed Internet come mezzo di comunicazione e per la realizzazione di compiti, ricerche, ecc. utili per lo studio.

E’ stata questa un’opportunità piuttosto gradita e che ha sortito gli effetti di socializzazione e di reciproco aiuto che la formazione non ha conseguito. A nostro parere l’argomento era meno coinvolgente e “pericoloso” sia perché dichiarare la propria ignoranza/incapacità in merito non scalfiva il ruolo di genitore e non suscitava sentimenti di colpa o di inferiorità, sia perché non era richiesta un’apertura su spazi che si consideravano privati ed intimi.

I partecipanti erano genitori che avevano frequentato incontri tematici.

Mettendo a disposizione tutti i ns. computer siamo riusciti anche a farli lavorare individualmente. Ogni incontro era suddiviso in due parti:

-         breve presentazione teorica di quanto si sarebbe fatto e dell’apprendimento che avrebbero conseguito;

-         dimostrazione di quanto si doveva fare (per esempio scrivere una lettera, fare una lista, predisporre una tabella, ecc.) ed esercitazioni per rendere automatica la procedura.

L’ultimo incontro è stato dedicato ad una panoramica riassuntiva di quanto è stato fatto.

A tutti i partecipanti è stato consegnato un CD (Allegato) come supporto del percorso fatto.

COLAZIONE IN FAMIGLIA

Questa ultima attività è stata pensata come una serie di incontri fra genitori con la presenza di uno psicologo, per parlare a ruota libera di temi di loro interesse legati alla quotidianità della vita in famiglia.  Anche in questo caso non occorreva essere presente a tutti gli incontri. Lo psicologo utilizzava il tempo a disposizione per:

-         accogliere i partecipanti, farli conoscere fra loro, creare un clima piacevole benché non frivolo e superficiale;

-         proporre un argomento o richiamare la discussione dell’incontro precedente; sollecitare le proposte direttamente dalle mamme presenti;

-         facilitare e stimolare il confronto, limitando i propri interventi ed evitando il più possibile sia di dare soluzioni preconfezionate, sia di prendere posizione nettamente a favore di qualche opinione che le mamme esprimevano e cercando invece di far emergere aspetti  del tema affrontato che restavano più in ombra o che non venivano considerati. Come per le altre occasioni è stato necessario spiegare le motivazioni di questo comportamento che alla fine è stato però apprezzato. Un ulteriore aiuto è stato offerto attraverso esemplificazioni e richiami alla cronaca  che dessero alla discussione una sufficiente impersonalità.

Anche questa attività ha incontrato delle resistenze probabilmente dovute principalmente a:

-         identificazione dello psicologo con una propria situazione patologica;

-         questione “riservatezza” data la presenza di alcune mamme.

In realtà si sono presentate mamme “in coppia”, dunque con l’appoggio di un’amica che aumentava la sicurezza e per i pettegoli del paese “confondeva le acque” ed il numero ristretto delle presenti (mai più di 5)  ha consentito il superamento della difficoltà ad aprirsi ed ad affrontare liberamente i diversi argomenti.

3. CONCLUSIONI

In estrema sintesi si potrebbe dire che il progetto in alcune sue parti ha funzionato perfettamente, mentre in altre non ha raggiunto completamente i risultati che si proponeva, soprattutto per quanto riguarda la creazione di un gruppo di genitori in grado di offrire opportunità e supporto ad altri genitori.

In termini di sensibilizzazione personale ha ottenuto per i partecipanti più assidui, sicuramente un miglioramento delle capacità di riflessione e della consapevolezza rispetto alle proprie azioni. Per alcuni genitori e per qualche tema in particolare, ha aumentato le conoscenze e offerto i rudimenti di un metodo funzionale per affrontare le situazioni. 

Formalmente il progetto ha seguito il percorso previsto ed è stato fedele soprattutto alle intenzioni con le quali era nato: rispondere in tempo reale alle esigenze dei genitori  del territorio destinatario dell’attività. Ha costituito una sorta di imprevisto per AIATEL proprio il rendersi conto della volubilità dei genitori e della generale superficialità con cui affrontano le difficoltà ed i problemi.  Come già evidenziato, l’esteriorità ha maggiore importanza rispetto alla effettiva serenità  e all’equilibrio con cui i problemi e le difficoltà vengono affrontati.

Dalla descrizione di quanto è stato fatto si può concludere che nei territori coinvolti non esiste una comunità  a nessun livello né comprensiva delle istituzioni e della popolazione, né per categoria esistenziale (per esempio i genitori). Pur avendo una popolazione estremamente ridotta rispetto alle metropoli, in realtà questi piccoli comuni della provincia sono dei frattali delle grandi città di cui hanno tutti i limiti ed i difetti  senza averne alcun pregio e vantaggio. E come in  contesti più ampi, qualsiasi intervento che introduca qualche cambiamento, pur modesto, o che non faccia parte della cultura “imperante” non ha grandi possibilità di successo.

I Comuni toccati dal progetto non fanno eccezione rispetto alle tendenze generali. Questo ci ha spiacevolmente colpito. Speravamo infatti che il nostro progetto avrebbe solo sollecitato una potenziale vivacità, che aveva poche occasioni per esprimersi. Abbiamo constatato invece che la tensione all’omologazione da tutti i punti di vista  è estremamente e pesantemente diffusa.

E qui entra in campo la responsabilità personale  degli stessi genitori, la loro scala di valori, gli interessi per la famiglia e per lo sviluppo armonioso dei loro figli che sono gli uomini ed i

cittadini del futuro. I comportamenti a questo riguardo sono per lo meno ambivalenti: la sicurezza di un diritto tradizionalmente acquisito  si accompagna alla svalutazione di quanto è ottenuto gratuitamente. Sono rare le occasioni di scambio effettivo e di riconoscimento del ruolo di ciascuno. I problemi e/o i propri punti di vista vengono nascosti piuttosto che condivisi e risolti/affrontati con l’aiuto degli altri.

Questa “avarizia” è sia psicologica (scarse condivisioni o difficili) che economica (nessuno dei genitori si è associato ad AIATEL) e segnala una difficoltà anche nella vita privata.

Una situazione come quella descritta richiedeva fra l’altro tempi più lunghi per ottenere risultati migliori  e per avviare un cambiamento effettivo anche solo a livello personale.

AIATEL –essendo una delle parti coinvolte- ha una parte di responsabilità nell’andamento del progetto. La nostra ipotesi è che l’errore più grave sia stato la nostra collusività nei confronti della situazione generale e dei potenziali partecipanti. Alla fine, l’essere stati prudenti  è stato poco efficace ed ha soprattutto sacrificato l’impostazione del progetto.

Forse avremmo dovuto utilizzare una strategia diversa di coinvolgimento attivo. Se avessimo privilegiato il gioco, il divertimento, la festa, forse avremmo ottenuto una adesione più numerosa,  un buon clima fra i partecipanti,  una maggiore accettazione dell’Associazione e magari anche qualche apprendimento più radicato.