Aprile 2003


(E)LEZIONI DEMOCRATICHE - 23 aprile 2004 (Acarus)

Due sono le tesi su cui poggia l'ostinazione dell'Armata Stelle/Strisce in Iraq. Due sono le tesi che i "paria" italiani sostengono per occupare Nassirya. Due sono le tesi che impediscono a ciò che rimane dell'ONU di far cessare la sofferenza di donne e  bambini. Due sono le tesi che nemmeno i No/New Global sanno e vogliono confutare.

La Democrazia è un Valore Universale

Nonostante essa non sia ancora adottata universalmente, né tantomeno accettata unanimemente, ha assunto lo status di soluzione politica ritenuta sostanzialmente giusta. Per costoro (la banda B&B ma anche per fior di premi nobel come Fukuyama e Sen) un valore per essere universale non deve necessariamente avere "consenso generale", ma sostenere e stabilire se in ogni parte del mondo gli uomini possano avere ragioni per considerarlo tale. Oggi si dà per scontato che ogni popolo approverebbe la democrazia non appena diventasse un realtà concreta della sua vita!

La Storia dell'Umanità è Una e Universale

Valida per tutti i popoli della Terra, presenta un disegno finalistico che la guida: la storia finirà quando l'intero pianeta - e non solo l'Occidente - sarà stabilmente democratico.  Il compito è dato: accelerare la fine nel modo più rapido ed efficace possibile. Così che tutte le genti potranno fruire in pace e letizia del libero mercato e del libero stato. Perché l'uomo se lasciato libero di scegliere è naturalmente democratico: dopo l'Homo oeconomicus si affaccia sulla Terra l'Homo democraticus!

E come sostiene Massimo Cacciari, Il Male è ciò che è contrario alla democrazia. La risposta ad esso è un aggressivo totalitarismo democratico. Se il colonialismo (degli scorsi due secoli) si giustificava con il portare la civiltà, laica o religiosa, ai "selvaggi" l'obiettivo oggi non è cambiato, ma è più ambizioso. Ciò che vogliamo esportare nell'universo mondo non è più solo la nostra economia, ma il frutto più prezioso e prelibato della nostra cultura: la Democrazia. Non sarà forse un caso che gli eserciti occupanti il suolo iracheno hanno lavorato e stanno lavorando per il ricambio della classe dirigente, per sancire il valore della democrazia, attraverso l'attribuzione di legittimità ad un governo che dovrebbe garantire la libera competizione elettorale.

Peccato che la legittimità del potere democratico, non è diversa da quella del potere regale o autoritario o di qualsiasi altro tipo. Nessun potere politico è di per sé legittimo per la ragione che si deve rifare a un punto di partenza concettuale di per sé arbitrario. Quel che conta (Max  Weber docet!)) è che il potere sia creduto legittimo da coloro che vi sono sottoposti o quantomeno da una buona parte di essi, per assicurare una certa stabilità al sistema e al potere stesso. La legittimità altro non è che un'illusione condivisa. Espressa attraverso le elezioni.

Peccato che la storia universale scritta fino ad oggi dall'Occidente ha mostrato come le elezioni abbiano il solo compito di legittimare il potere delle oligarchie, perpetuandolo, funzione che nel Medioevo aveva l'unzione del re, rito dedicato appunto alla sua consacrazione e legittimazione.

Non ci resta che attendere le prossime elezioni irachene. Il Vincitore, chiunque egli sia, riceverà l'unzione regale.In attesa della futura guerra imperial-preventiva.